Daniele Bandiera (Ferrara, 24 agosto 1957) iniziò la sua carriera manageriale in Finmeccanica, per poi ricoprire posizioni di crescente responsabilità nel Gruppo Fiat ed in Alfa Romeo.

Nel 2005 entrò nel Gruppo Piaggio dopo l’acquisizione della Moto Guzzi, della quale divenne prima amministratore delegato, assumendo la responsabilità del rilancio dell’azienda, e poi presidente fino all’incorporazione nel gruppo.

Nel 2009 si è dimesso dall’incarico di Direttore Generale del Gruppo Piaggio.


Ivano Beggio (Rio San Martino, 31 agosto 1944 – Montebelluna, 13 marzo 2018) cominciò ad appassionarsi ai motori già giovanissimo, quando a Noale afiancava affianca il padre Alberto nella gestione della fabbrica artigianale di biciclette. Nel 1968 rilevò l’azienda con l’obiettivo di avviare la produzione di motocicli: inziò così l’avventura imprenditoriale dell’Aprilia.

Nel 1975 cominciò a costruire motociclette da competizione, che nel 1977 si aggiudicarono il campionato italiano cross delle classi 125 e 250 e il grande boom delle 125 vedeva Aprilia crescere esponenzialmente nel mercato.

Gli anni ’80 e ’90 hanno segnato la produzione in serie motociclette di piccola cilindrata (50 e 125 cc) e degli scooter, settore fondamentale per l’ulteriore crescita del’azienda.

Dallo sterrato si passò all’asfalto e ai gran premi: i successi si moltiplicano con l’arrivo del pilota Max Biaggi. A partire dal 1999 entrò nel settore delle moto di grande cilindrata, che permise ad Aprilia di debuttare anche in Superbike.
Poi l’acquisizione di Laverda e Moto Guzzi dell’anno 2000.

Tanti successi, seguiti da difficili vicende finanziarie del 2004, costrinserò Beggio a cedere il gruppo alla Piaggio, rimanendo presidente onorario fino al 2006.


Alejandro de Tomaso (Buenos Aires, 10 luglio 1928 – Modena, 21 maggio 2003) è stato un pilota automobilistico e imprenditore argentino, fondatore dell’omonima casa automobilistica. Figlio di una ricca famiglia italo-argentina, iniziò a correre con le automobili fin da ragazzo.

Dopo la vittoria di Juan Perón alle elezioni del 1946 ed il cambiamento del panorama politico argentino, venne coinvolto in un tentativo di colpo di stato e, nel 1954, fu costretto a trasferirsi in Italia, dove cercò di mettere a frutto la sua esperienza nell’automobilismo. Nel 1955 e nel 1956 fu ingaggiato dalla Maserati e nelle tre stagioni successive corse per la OSCA dei fratelli Maserati, con l’aiuto dei quali impiantò una piccola officina per elaborazione dei motori. Conobbe in quel periodo Elizabeth Haskell, pilota americana e sorella del presidente della Rowan Industries (azienda produttrice di componentistica automobilistica per Ford e GM), che sposò in seconde nozze.

Già nel 1959, grazie all’appoggio finanziario della Rowan Industries, la piccola officina divenne la Automobili De Tomaso, iniziando la costruzione di vetture da competizione destinate ai piloti privati e, dal 1964, anche di automobili gran turismo basate su motori Ford rielaborati. Nel giro di pochi anni l’imprenditore argentino riuscì a controllare marchi storici come Ghia e Vignale nel settore delle carrozzerie, Innocenti e Maserati in quello automobilistico.

A partire dagli anni ’70 cominciò ad interessarsi anche del settore motociclistico, rilevando prima l’85% del pacchetto azionario della Benelli di Pesaro e, in seguito, subentrando alla SEIMM nella proprietà della Moto Guzzi, costituendo il Gruppo De Tomaso. La scelta per affrontare un periodo certamente non facile per il settore delle due ruote fu quella di proporre dei modelli – molto simili a quelli delle case giapponesi, ma con qualità meccanica e affidabilità di gran lunga inferiori – con il marchio Moto Guzzi o Benelli, senza esaltare la creatività, l’esperienza e le tipicità dei marchi italiani. Nel 1988 la De Tomaso decise di fondere Moto Guzzi e Benelli dando vita alla Guzzi-Benelli Moto, denominazione che rimase fino al 1996. A difendere la personalità della Guzzi rimase comunque la V7 il cui successo, dopo il fallimento commerciale della quattro cilindri, porterà alla nascita della serie piccola a V che, dal 1977, darà un uovo impulso alle vendite della casa. Punti di forza rimasero le bicilindriche, da 850 e 1000 cc, turistiche e sportive, tra cui la 850 Le Mans.
Nonostante le difficoltà, l’immagine della Moto Guzzi ne uscì rinnovata, anche grazie alla valorizzazione dell’importanza del design.

Nella prima metà degli anni Novanta tutti i marchi della galassia De Tomaso furono venduti: la Maserati e la Innocenti alla Fiat, la Moto Guzzi e la Benelli alla Finprogetti.

Nel 1993 Alejandro de Tomaso venne colpito da un ictus cerebrale; morì dieci anni più tardi, a Modena.


Carlo Guzzi (Milano, 4 novembre 1889 – Davos, 3 novembre 1964) apparteneva ad una ricca famiglia della borghesia milanese: il padre era un ingegnere e affermato professionista, docente presso l’Istituto tecnico superiore (Politecnico) di Milano e imprenditore nel campo della produzione di lampade, dinamo, motori elettrici e trasformatori; la madre, originaria di Genova, apparteneva ad una nota famiglia del capoluogo ligure.

Carlo – chiamato Taj, soprannome che lo accompagnò per tutta la vita – aveva un carattere sanguigno ed era scarsamente portato allo studio. Terminate le scuole elementari, fu iscritto alla Regia Scuola tecnica Barnaba Oriani di Milano, dove non riuscì a rimanere oltre il secondo anno. Dopo aver frequentato la “Scuola tecnica nazionale Alessandro Rossi” di Vicenza, alla morte improvvisa del padre rientrò a Milano: la famiglia decise di vendere il centrale appartamento di corso Buenos Aires di trasferirsi nella casa di villeggiatura sul lago di Como, a Mandello Tonzanico.

Per aiutare la famiglia, Carlo trovò impiego come apprendista presso piccole aziende metalmeccaniche, dividendo i periodi di libertà tra la frequentazione della fidanzata mandellese Francesca Gatti e dell’officina meccanica di Giorgio Ripamonti, dove si appassionò alla motoristica, apprendendone i primi rudimenti e appassionandosi alle motociclette. Nel 1909 l’assunzione nel reparto prove motori della Isotta Fraschini gli consentì di affinare le conoscenze e, nondimeno, di sposarsi con la fidanzata, dalla quale ebbe l’unico figlio, Ulisse.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, Carlo Guzzi venne arruolato nella Regia Marina e assegnato alla Stazione idrovolanti del Forte di Sant’Andrea a Venezia come maresciallo motorista. Conobbe e strinse amicizia con i piloti della 260ª Squadriglia, Giovanni Ravelli e Giorgio Parodi, entrambi appassionati di motorismo, ai quali propose il progetto di costruire una motocicletta di nuova concezione. Al termine del conflitto, le idee e la buona esperienza sui motori di Carlo (oltre al supporto tecnico del fratello ingegnere), le capacità finanziarie di Giorgio, figlio del facoltoso armatore genovese Emanuele Parodi, e l’esperienza di collaudatore unita al prestigio sportivo di Giovanni, già celebre come pilota motociclista ora divenuto asso dell’aviazione, avrebbero posto le basi per l’avvio di una nuova impresa nel settore motociclistico.
Nel 1919, tuttavia, Ravelli morì in un incidente aereo.

La prima moto, sviluppata con l’aiuto di Giorgio Ripamonti, fu la GP (iniziali di Guzzi-Parodi), prototipo grazie al quale Emanuele Parodi decise di sostenere finanziariamente il progetto: il 15 marzo 1921 venne costituita la “Società Anonima Moto Guzzi”, con sede legale a Genova e sede produttiva a Mandello del Lario.

Sia per progettare l’opificio aziendale che per calcolare e verificare la robustezza delle componenti meccaniche prodotte, Carlo Guzzi si servì sin dall’inizio dell’opera di Naco, soprannome familiare del fratello maggiore Giuseppe, ingegnere ed appassionato motociclista.

Il primo modello realizzato fu la Normale (versione semplificata della GP) prodotta il primo anno in ben 17 esemplari.
La Moto Guzzi sotto la guida tecnica di Carlo Guzzi conobbe un’inarrestabile espansione fino agli anni cinquanta, quando arrivò ad avere quasi 1600 dipendenti. Il nome Moto Guzzi rimane scritto nella storia della motocicletta soprattutto per i suoi innumerevoli risultati sportivi (ben 3332 vittorie in competizioni ufficiali) ed ancor oggi sopravvive nello storico stabilimento di Mandello del Lario.

Carlo Guzzi rimase sempre un innovatore, sviluppò moto di ogni tipo, esplorò configurazioni motoristiche sconosciute, fu il primo a costruire una galleria del vento nel 1950 per lo studio aerodinamico delle motociclette. Morì nel 1964 a Davos, in Svizzera, all’età di 75 anni. È sepolto nel camposanto di Mandello del Lario, alle spalle del grande stabilimento della Moto Guzzi.


Emanuele Vittorio Parodi (Genova, 22 gennaio 1862 – Genova, 13 aprile 1945) è stato un armatore e imprenditore italiano.

Suo figlio Giorgio fu pilota dell’aviazione durante la prima guerra mondiale. Grande amico del suo collega pilota Giovanni Ravelli, durante il servizio militare conobbero il meccanico Carlo Guzzi, condividendone la grande passione per le motociclette e le competizioni. Proprio durante la guerra decisero di sviluppare e costruire, alla fine della stessa, una loro moto.

Emanuele Vittorio Parodi fu la persona che finanziò l’impresa attraverso un prestito al figlio Giorgio di duemila lire. Nacque così la “Società Anonima Moto Guzzi”, fondata il 15 marzo 1921 a Genova con stabilimento a Mandello del Lario, in provincia di Lecco.


Enrico Parodi, figlio di Emanuele Vittorio e fratello di Giorgio, fu presidente della Moto Guzzi dal 1945 al 1966.


Giorgio Parodi (Venezia, 1897 – Genova, 18 agosto 1955) è stato un aviatore, militare e imprenditore italiano.

Figlio di Emanuele Vittorio, noto armatore genovese, e si arruolò volontario nel Regia Marina allo scoppio della prima guerra mondiale, ottenendo il permesso paterno perché non ancora maggiorenne. Si appassionò al mondo dell’aviazione ed  ottenne, di conseguire il brevetto di pilota e poi di pilota militare, volando a bordo degli idrovolanti Macchi L.3 della 252ª Squadriglia basata all’Isola di S. Andrea (Venezia). Fu decorato con tre Medaglie d’argento al valor militare.

Durante il periodo bellico, conobbe alla Stazione idrovolanti di Venezia il meccanico di aerei Carlo Guzzi, col quale condivideva la passione per le moto e le corse motociclistiche. Grazie al prestito di duemila Lire ottenuto dal padre, il 15 marzo 1921 fondò a Genova la “Società Anonima Moto Guzzi”, insieme al suo amico Carlo. La produzione cominciò in un piccolo stabilimento a Mandello del Lario in provincia di Lecco.

Dopo la realizzazione del prototipo GP, Giorgio decise di cambiare il nome della moto commerciale prodotta (la Normale) in Moto Guzzi, come riconoscimento al progettista Carlo e per evitare confusione con le sue iniziali, riservandosi la scelta del logo con l’aquila d’oro, simbolo degli aviatori militari e omaggio a Giovanni Ravelli.

Rimase sempre appassionato al mondo aeronautico, promuovendo la costituzione della sezione genovese del Reale aero club d’Italia. Nel 1935 partì – di nuovo volontario – per la guerra d’Etiopia, dove ottenne un’altra medaglia di bronzo.

Arruolatosi volontario per la terza volta allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne decorato con una quarta Medaglia d’argento per una missione in Africa, ma nel 1942 rimase ferito in modo permamente ad un occhio per l’avaria del motore e non poté più volare.

Morì il 18 agosto 1955.