Francesco si chiama Giovanni. Nasce da una madre francese quando il padre sta in Francia a vendere stoffe pregiate. Così lo chiamano “francesco”, insomma un figlio francese che si legge tanti libri della letteratura cavalleresca.
Diventa cavaliere o vorrebbe diventarlo, va in guerra, ma finisce in galera. Quando esce dal carcere deve ricostruire le case dei nobili che il popolo ha cacciato da Assisi e impara a fare il muratore. Così diventa il santo che impara a ricostruire la Chiesa di Dio in terra. Ma se Francesco nascesse nel 1982 invece che ne nel 1182? Se tornasse povero in un parcheggio di un supermercato? Quale presepio farebbe tra i cassonetti dell’immondizia?
E se Francesco d’Assisi fosse nato nel 1982 anziché nel 1182? Ascanio Celestini parte chiedendosi dov’è oggi la miseria. Forse li, nel parcheggio di fronte a una casa popolare nella periferia della capitale, fra ex prostitute e giovanissimi sbandati.
E dove costruirebbe oggi Francesco il suo presepe? Che ne è rimasto della Greccio del XIII secolo?
Con il suo linguaggio drammaturgico inconfondibile, l’autore restituisce al santo la sua schietta umanità, soffocata dalla consolante agiografia, e, insieme, a lui va alla ricerca di storie: quelle dei nuovi poveri ma anche quelle degli abitanti di Greccio, intervistati a lungo per ritrovare quella «qualità che serve a scrivere un testo che abbia il calore della biografia».