La mostra presenta le opere dei cinque finalisti del Grant: Farah Al Qasimi, Hicham Gardaf, Lebohang Kganye, Maria Mavropoulou e Salvatore Vitale.
Questi giovani fotografi, selezionati tra cinquantatré candidati provenienti da tutto il mondo, hanno sviluppato un progetto originale e inedito che affronta i mutamenti del mondo del lavoro.
In Praise of Slowness di Hicham Gardaf (Tangeri, 1989), vincitore della settima edizione del concorso, è una lode alla lentezza: il fulcro tematico è rappresentato dal contrasto tra la parte prospera, florida e in espansione della città di Tangeri, e il fascino antico del suo centro storico, con l’ombra fresca alla base delle mura che ne marcano il perimetro, il passo lento e riflessivo delle persone e dei venditori ambulanti.
Lebohang Kganye (Johannesburg, 1990), autrice di un lavoro che non è solo fotografico, propone nel progetto Keep the Light Faithfully narrazioni di grande effetto e profondità. In una sorta di teatro delle ombre cinesi, Lebohang Kganye inscena momenti di vita sudafricana con sagome di personaggi fotografati, ritagliati e applicati su cartone, in ambientazioni valorizzate da una sapiente illuminazione teatrale. L’artista ha ricevuto la menzione speciale della Giuria.
Nel progetto Red River Blues (Dearborn) Farah Al Qasimi (Abu Dhabi, 1991) si concentra sulla grande comunità araba di Dearborn, nel Michigan, città natale di Henry Ford nonché sede storica della Ford Motor Company, che mostra un carattere ibrido ed è espressione di due culture, quella araba e quella statunitense. Al Qasimi crea un amalgama tra scorci di vita autentici della città e la sua dimensione più patinata e fotografata nei manifesti, tra insegne pubbliche e private.
L’opera di Maria Mavropoulou (Atene, 1989) In their own image, in the image of God they created them si avvale dell‘intelligenza artificiale e in particolare di un software di conversione text-to-image grazie al quale prende vita una molteplicità di immagini così suggestiva che ci spinge a domandarci se l’intelligenza artificiale resterà sempre vincolata alla realtà mediante la fotografia, oppure se un giorno sarà in grado di realizzare un’opera d’arte più significativa in autonomia.
Salvatore Vitale (Palermo, 1986) realizza Death by GPS: un progetto sul legame tra la gig economy e l’attività mineraria nella regione del Gauteng, in Sudafrica. Il montaggio in rapida sequenza accosta fotografie documentarie di eventi reali e riprese video di sabotaggi inscenati, invitando chi osserva a riflettere sullo sfruttamento dei gig workers nel tardo capitalismo. In mostra, inoltre, sono esposti i lavori dei ventiquattro finalisti delle precedenti edizioni, a formare una grande, multiforme rassegna, una sorta di giro del mondo per immagini, che vuole celebrare sia il decennale di MAST, sia i quindici anni di impegno nell’organizzazione del Grant per i giovani fotografi.
In mostra sono esposti anche i lavori dei ventiquattro finalisti delle precedenti edizioni del concorso, a formare una grande e multiforme rassegna, una sorta di giro del mondo per immagini, che vuole celebrare sia il decennale di MAST, sia i quindici anni di impegno nell’organizzazione del Grant per i giovani fotografi.