Da un po’ di tempo ho cominciato ad approfondire il tema delle fotocamere mirrorless, ipotizzando di sostituire la mia fidata Canon EOS 50D con una macchina più attuale. Il mercato è ormai maturo e offre una vasta scelta di marchi, modelli, ottiche.

Il primo dubbio ha riguardato il formato: rimanere al sensore APS-C oppure passare al full frame? E, di conseguenza: rimanere in Canon oppure sperimentare altri marchi? Scelta fondamentale, anche per l’esigenza di dotarmi di ottiche migliori rispetto a quelle che ho utilizzato sinora, certo molto pratiche (soprattutto nei viaggi), ma comunque un grande compromesso in termini di qualità.
Con una fotocamera Canon pieno formato avrei potuto utilizzare i miei obiettivi, ma solo montando un apposito adattatore.

Conoscevo, ovviamente, Fujifilm: produce solo modelli APS-C e professionali medio formato, tralasciando – volutamente – il settore full frame 35 mm. La lettura degli articoli di Stefano Lista è stata illuminante. E dopo quasi un anno di attesa per la presentazione del nuovo modello, ho acquistato la Fujifilm X-Pro3.

X-Pro è stato il corpo macchina che ha segnato il debutto (nel 2012) nel settore mirrorless di Fujifilm, dando vita alla famiglia di macchine fotografiche digitali senza specchio X Series; il secondo modello X-Pro2 si è fatto attendere ben quattro anni, giungendo all’inizio del 2016; a fine ottobre 2019 è arrivato il turno della terza generazione della macchina fotografica.
Un modello, quindi, longevo, con una filosofia diversa da quella dei concorrenti, le cui evoluzioni a volte si susseguono a distanza di pochi mesi l’una dall’altra. È l’unica mirrorless che offra un mirino ibrido ottico/elettronico e vuole essere una fotocamera bella e piacevole al di là delle foto che scatta. L’estetica e le sensazioni nel maneggiarla e nell’utilizzarla per scattare fotografie fanno parte del valore della macchina.

Lo schermo è ora nascosto, a favore di un piccolo display sul retro che riporta i dati della simulazione pellicola (così come se si fosse messo il talloncino della scatola del rullino, come avveniva quando si scattava in analogico), oppure può essere impostato per indicare una sintesi dei dati di scatto. Il display principale (con funzionalità touch) si apre con una rotazione verso il basso e può essere utilizzato ‘a pozzetto’ dall’alto (ad esempio per i video) oppure per inquadrature con la fotocamera sopra la testa.

La X-Pro3 è destinata a chi vuole scattare fotografie limitando la post produzione e desidera avere a disposizione tutti quegli strumenti che permettono di arrivare a un JPEG già perfetto, senza ulteriori passaggi in camera chiara.
Monta un sensore X-Trans CMOS 4 da 26 Megapixel, che consente una raffica fino a 11 fps con otturatore meccanico, 20 fps con otturatore elettronico e 30fps con otturatore elettronico in modalità crop; la sensibilità si estende tra 160 e 12800 ISO e l’autonomia dovrebbe raggiungere i 370 scatti (certo senza l’uso del mirino elettronico!).

Non è una fotocamera piccola, ma nell’uso risulta decisamente comoda. Ho scelto la versione con trattamento superficiale in “Duratec”, che aumenta di dieci volte la resistenza e ho acquistato due ottiche zoom, entrambe resistenti agli agenti atmosferici e con luminosità costante pari a f/2.8 per tutta la lunghezza focale: Fujinon XF 16-55 mm f/2.8 R LM WR e Fujinon XF 50-140 mm f/2.8 R LM OIS WR.