Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale, narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.

Il casellante è, fra i racconti di Andrea Camilleri, uno dei più divertenti del ciclo cosiddetto mitologico; ambientato nella sua Sicilia, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi.

Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia. Una vicenda affogata nel mondo di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.

Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati per prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.