Lo spettacolo (in fiammingo e inglese con sottotitoli in italiano) nasce dall’incontro di Gob Squad, un collettivo di artisti inglesi e tedeschi che lavora dal 1994 con le performance, i media e le nuove tecnologie, e Campo, centro d’arte belga di Ghent.

Sul palco i ragazzi abitano una teca di vetro e specchi, in cui si specchiano e si raccontano agli spettatori che li osservano senza essere visti.
Con l’entusiasmo e la sfrontatezza che caratterizza la loro età, i ragazzi parlano e si confrontano sia tra di loro sia con le videocamere, cercando di immaginare il loro futuro a breve e lungo termine. Tra improvvisazioni e risposte alle domande che gli stessi ragazzi pongono gli uni agli altri, lo spettacolo prende vita e si sviluppa intrecciando le parti registrate a quelle recitate dal vivo. Sei ampi schermi ne accompagnano lo sviluppo in un originale intreccio di cui i ragazzi sono al contempo autori e protagonisti.

Atmosfera da recita scolastica: sinceramente, lo spettacolo non mi ha entusiasmato.